sabato 15 settembre 2018

Civiltà Nuragica

La civiltà nuragica nacque e si sviluppò in Sardegna, abbracciando un periodo di tempo che va dalla piena età del bronzo (1800 a.C.) al II secolo a.C., ormai in epoca romana.[1]
Fu il frutto della graduale evoluzione di preesistenti culture già diffuse sull'Isola sin dal neolitico, le cui tracce più evidenti giunte sino a noi sono costituite da dolmenmenhir e domus de janas[2], a cui si aggiunsero i nuovi stimoli e apporti culturali dell'età dei metalli.
Deve il suo nome ai nuraghi, imponenti costruzioni megalitiche considerate le sue vestigia più eloquenti e sulla cui effettiva funzione si discute da almeno cinque secoli.
Durante la sua storia millenaria ha avuto continui scambi culturali e commerciali con le più importanti civiltà mediterranee coeve ma nel corso del V secolo a.C., l'entrata in conflitto con l'imperialismo cartaginese prima, e quello romano poi ne decretò il declino.[3]
Oltre alle caratteristiche costruzioni nuragiche, la civiltà degli antichi sardi ha prodotto altri monumenti come i caratteristici templi dell'acqua sacra, le tombe dei giganti, le enigmatiche sculture in arenaria di Mont'e Prama e delle particolari statuine in bronzo.

Le origini

Anticamente i geografi e gli storici greci tentarono di risolvere l'enigma dei misteriosi popoli costruttori di nuraghi. Per loro la Sardegna era la più grande isola del Mediterraneo (in realtà è la seconda) e la descrivevano come una terra felice e libera, dove fioriva una civiltà ricca e raffinata e dall'agricoltura fiorentissima.

Nei loro resoconti i Greci parlarono di edifici favolosi che battezzarono daidaleia, dal nome del loro leggendario architetto Dedalo. Secondo una leggenda fu lui a concepire il famoso labirinto del re Minosse a Creta, prima di sbarcare in Sicilia e trasferirsi successivamente in Sardegna, accompagnato da un gruppo di coloni.

Pseudo Aristotele racconta: «Si dice che nell'isola di Sardegna si trovano edifici modellati secondo l'antica tradizione ellenica, e molti altri splendidi edifici, e delle costruzioni con volta a cupola con straordinario rapporto delle proporzioni. Si ritiene che queste opere siano state innalzate da Iolao figlio di Ificle nel tempo in cui, portando con sé i Tespiadi figli di Eracle, trasferì la colonia per condurla via dai loro luoghi di origine verso quelle contrade, poiché procurava queste per il parentado di Eracle, al quale qualunque terra fosse situata verso Occidente riteneva gli appartenesse [...] ». Racconta poi che la Sardegna sia stata in tempi lontani, prospera e dispensatrice di ogni prodotto e che Aristeo: «...ai suoi tempi era stato il più esperto fra gli uomini nell'arte di coltivare i campi, fosse il signore in questi luoghi; prima di Aristeo questi luoghi erano occupati da molti e grandi uccelli...».
Diodoro Siculo riporta le origini al mito di Eracle e dice: «Quando ebbe portato a termine le imprese, poiché secondo l'oracolo del dio era opportuno che prima di passare fra gli dei inviasse una colonia in Sardegna e ne mettesse a capo i figli che aveva avuto dalle Tespiadi, Eracle decise di spedire, con i fanciulli, suo nipote Iolao, poiché erano tutti molto giovani».

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