Giganti di Mont'e Prama

Nella Sardegna prenuragica la scultura era già diffusa durante il Neolitico e l'Eneolitico ma tali manifestazioni artistiche sembrano cessare d'improvviso durante il Bronzo antico, quando, tanto in Sardegna come in Corsica si afferma il cosiddetto "epicampaniforme", ultima espressione della Cultura del vaso campaniforme. Da tale evento nasceranno la Civiltà nuragica e la civiltà Torreana con sviluppi interdipendenti nell'ambito della architettura, della metallurgia e più in generale della cultura materiale.[8][9] Tuttavia, mentre in Corsica la tradizione scultorea eneolitica prosegue sino al bronzo finale[10] in Sardegna appare interrompersi al mutare dei costumi funerari e all'affermazione delle Tombe dei Giganti. È peraltro presso tali tombe monumentali del Bronzo medio che la scultura permane e progressivamente si riafferma con la creazione di betilibassorilievi discoidali, grandi stele centinate e gli stessi conci isodomi scolpiti a martellina. Nondimeno, lo strettissimo legame tra le culture delle due isole si rivela anche nella "rinascita" della scultura in Sardegna come si evince dalle somiglianze stilistiche tra statue menhir della Corsica e i bronzetti.[11]
È tra il 1300 a.C. e il 1200 a.C. che nel Sud della Corsica vengono scolpite le prime spade in rilievo nelle stele per poi proseguire nella rappresentazione dei guerrieri in vere e proprie statue stele nel Bronzo finale.[12] I bronzetti nuragici - e quindi le medesime statue di Monte Prama - a seconda che si ritenga più valida la cronologia "bassa" o "alta" presentano una datazione parzialmente o integralmente sovrapponibile alla datazione delle sculture della Corsica. In particolare, se tra statue menhir e bronzetti sussistono delle innegabili differenze tecniche (divergenze plastiche tra bronzo e granito), culturali (codice iconografico), possono evidenziarsi alcune somiglianze nella presenza di placche pettorali, armi disposte diagonalmente nel petto, nella probabile presenza di "maschere" e soprattutto nella rappresentazione del volto.[11] Non a caso, quella che si ritiene essere una delle prime rappresentazioni del volto umano nella Sardegna nuragica è il betilo del tipo "oragiana" ritrovato a San Pietro di Golgo, presso Baunei può costituire il trait-d'union tra le statue-menhir, le statue betilo e i bronzetti.[13][14][15] Nel Sud della Corsica come in Sardegna l'evoluzione della scultura appare essere legata a doppio filo al culto funerario del ceto dei guerrieri, e pertanto, a sua volta influenzata dai mutamenti della situazione socio politica sollecitata da non precisati fattori esterni e interni (per la Sardegna vedi infra). Se in Corsica, a partire dal 1250 a.C., le stele armate del Bronzo medio di tradizione eneolitica si evolvono progressivamente nelle statue stele di guerrieri con una attenta rappresentazione della loro panoplia,[16] in Sardegna la scultura figurativa si innesta nel betilo producendo quella che alcuni studiosi considerano come la proto-statuaria della cultura Nuragica, ovvero i c.d. "cippi dei guerrieri" o statue-betilo.

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