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venerdì 14 settembre 2018
Nuraghe
I primi nuraghi, detti protonuraghi, furono edificati in un'epoca situata quasi certamente nella parte iniziale del II millennio a.C.. Di alcuni è stata effettuata una datazione che ha restituito dei risultati alquanto verosimili, indicanti un periodo iniziale di costruzione intorno al 1800 a.C. (per esempio Duos Nuraghes di Borore)[2].
Secondo l'archeologo Giovanni Lilliu, durante la media Età del bronzo, attorno al 1500 a.C./1100 a.C., si ebbe presumibilmente il maggior sviluppo di questi edifici.
Nell'Età del ferro, ossia dal 900 a.C. in poi, non furono costruiti nuovi nuraghi, tuttavia non furono abbandonati ma anzi in alcuni casi vennero ristrutturati e riadattati, forse come luoghi di culto.
Si calcola che siano stati realizzati non meno di 10.000 nuraghi[4]. Ne sopravvivono circa 7.000, in stato di conservazione più o meno buono e distribuiti in tutta la Sardegna con una densità media di 0,27 per km², con punte in alcune regioni (Marghine e Trexenta) dello 0,9.
Le costruzioni nuragiche hanno subito i danni maggiori negli ultimi 150 anni, soprattutto dopo l'emanazione dell'editto delle chiudendequando divennero materiale da costruzione per i muretti a secco che ancora oggi caratterizzano il paesaggio sardo, e con l'ampliamento della rete viaria e l'impiego delle pietre nelle massicciate stradali.
Complesso archeologico di Pranu Muttedu
Il complesso archeologico di Pranu Muttedu è una delle più importanti aree funerarie della Sardegna prenuragica ed è situato nei pressi di Goni, piccolo centro abitato nella provincia del Sud Sardegna. L'area del parco ha un'estensione di circa 200.000 metri quadrati. Il complesso presenta la più alta concentrazione di menhir e megaliti che si conosca in Sardegna (circa sessanta, variamente distribuiti in coppie, allineamenti o gruppi).
Nell'area è inoltre presente una necropoli ipogeica a domus de janas con tre circoli tombali.
Il complesso è stato oggetto di scavo da parte di Enrico Atzeni, in più riprese a partire dal 1980.
È soprannominata la "Stonehenge italiana"[senza fonte] con una caratteristica fondamentale, quella di essere più antica della Stonehenge inglese.
martedì 11 settembre 2018
La storia della Sardegna
Situata nel Mediterraneo occidentale, la Sardegna è stata sin dagli albori della civiltà un attracco assiduamente frequentato da quanti navigavano da una sponda all'altra del Mediterraneo in cerca di materie prime e di nuovi sbocchi commerciali.
Ricco di materie prime e di acque, il suo territorio ha sempre favorito il popolamento e l'impianto di insediamenti considerevoli. Fu così che l'Isola nella sua storia millenaria ha saputo trarre vantaggio sia dalla propria insularità che dalla posizione strategica, in quanto luogo imprescindibile nella rete degli antichi percorsi. Nel suo patrimonio storico e culturale si trovano abbondanti le testimonianze delle culture indigene ma anche gli influssi e le presenze delle maggiori potenze coloniali antiche.
Secondo una dibattuta tesi dello studioso Giovanni Lilliu, la storia sarda è stata in ogni tempo caratterizzata da ciò che egli definiva come costante resistenziale sarda,[1] ossia la lotta millenaria condotta dagli isolani contro i nuovi invasori: nei periodi in cui subirono l'influenza delle maggiori potenze coloniali, secondo il noto archeologo, il tessuto di sardità e le antiche tradizioni sarebbero state custodite attraverso i secoli dalle popolazioni barbaricine che le hanno tramandate fino ai nostri giorni.