sabato 15 settembre 2018

Giganti di Mont'e Prama

Giganti di Mont'e Prama (Sos gigantes de Monti Prama in lingua sarda[1][2][3]) sono sculture nuragiche a tutto tondo. Spezzate in numerosi frammenti, sono state trovate casualmente in un campo nel marzo del 1974 in località Mont'e Prama nel Sinis di Cabras, nella Sardegna centro-occidentale; le statue sono scolpite in arenaria gessosa locale e la loro altezza varia tra i 2 e i 2,5 metri; raffigurano arcieri, spadaccini, lottatori.
Tale sito oltre ad essere attorniato da numerose vestigia nuragiche (villaggi, Nuraghi), potrebbe risultare essere l'emergenza di un più vasto insediamento; le prospezioni geofisiche permesse dall'utilizzo di un georadar di avanzata concezione hanno consentito di individuare altre numerose tombe, forse altri giacimenti di statue, nonché altre strutture probabilmente templari: ad oggi tali nuove evidenze non sono state ancora indagate.
Insieme con statue e modelli di nuraghe furono trovati anche diversi betili del tipo "oragiana",[4] in genere pertinenti a una o più tombe dei giganti.[5]
Le statue furono trovate in connessione ad una vasta Necropoli, nella quale furono sepolti in postura assisa dei giovani individui, quasi tutti forse di sesso maschile e dalla muscolatura molto sviluppata, fatto che, in connessione alla iconologia della statuaria ne sottolinea l'appartenenza al ceto dei guerrieri o comunque degli aristocratici; le più antiche sepolture contengono reperti ceramici collocati dagli studiosi nel Bronzo Recente 1300 a.C.-1200 a.C.; gli indizi antropologici e genetici ricavati dai resti osteologici indiziano l'origine autoctona e nuragica dei guerrieri inumati.
Dopo quattro campagne di scavo fra il 1975 e il 1979, i 5.178 frammenti rinvenuti – tra i quali 15 teste, 27 busti, 176 frammenti di braccia, 143 frammenti di gambe, 784 frammenti di scudo – vennero custoditi nei magazzini del Museo archeologico nazionale di Cagliari per trent'anni; solo alcuni dei primi frammenti vennero esposti in un sottoscala del Museo di Cagliari; in generale la scoperta fu trascurata per decenni, come asserì anche Lilliu.[6]
Con lo stanziamento dei fondi nel 2005 da parte del Ministero per i beni e le attività culturali e della Regione Sardegna, le statue sono state ricomposte dai restauratori del C.C.A. (Centro di Conservazione Archeologica di Roma), coordinati dalla Soprintendenza per i Beni Archeologici per le province di Sassari e Nuoro, in collaborazione con quella per le province di Cagliari e Oristano, presso i locali del Centro di restauro e conservazione dei beni culturali di Li Punti a Sassari.
Le sculture ricomposte in seguito al restauro sono risultate in totale trentotto: cinque arcieri, quattro non definiti , sedici pugilatori, tredici modelli di nuraghe; tuttavia le nuove campagne di scavo hanno portato alla scoperta di nuovi esemplari.
A seconda delle ipotesi, la datazione dei Kolossoi – nome con il quale li chiamava l'archeologo Giovanni Lilliu – oscilla dal IX secolo a.C. o addirittura all'XIII secolo a.C., ipotesi che potrebbero farne fra le più antiche statue a tutto tondo del bacino mediterraneo, in quanto antecedenti ai kouroi della Grecia antica, dopo le sculture egizie.

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